Jack Miller ritrova il sorriso: «Pramac? Calza come un vecchio guanto»

Jack Miller

Dopo una stagione 2024 da dimenticare, Jack Miller è rinato in MotoGP con il team Prima Pramac Yamaha. Il quinto posto conquistato ad Austin è stato un segnale forte, sia per lui che per la casa di Iwata. In questa nuova avventura, l’australiano sembra aver finalmente ritrovato la sua dimensione ideale.

Una nuova sfida, con un sapore familiare

Jack Miller è tornato in un ambiente che conosce bene. Dopo anni in Ducati e un passaggio poco fortunato in KTM, l’australiano è ripartito con Yamaha nel team Pramac. Una scelta azzeccata per entrambe le parti.
«Mi sento voluto, apprezzato. È un po’ come infilarsi un vecchio guanto: tutto torna al suo posto», racconta Miller con entusiasmo.

Fin dai test invernali in Malesia, il #43 ha mostrato grande motivazione e i risultati stanno dando ragione a Yamaha: è il miglior pilota del costruttore giapponese e, sorprendentemente, anche davanti a tutti i rider KTM in classifica generale.

Il segreto? L’ambiente umano

Miller sottolinea quanto il clima all’interno del team faccia la differenza:
«In Pramac ci sono persone eccezionali. La loro mentalità da outsider mi piace: non si piangono addosso, lottano. È un’attitudine che condivido pienamente», spiega.

E aggiunge: «Non sempre le cose vanno bene, ma se c’è qualcuno che sa rimettere a fuoco l’obiettivo, si può ottenere un buon risultato la domenica.»

Approccio positivo, anche con una moto non perfetta

Jack è noto per non lamentarsi troppo della moto, ma per cercare sempre di adattarsi:
«Non esiste la moto perfetta. Bisogna imparare a valorizzare i punti di forza e capire dove puoi spingere. L’ho fatto con Honda, Ducati, KTM… ora lo faccio con Yamaha.»

Per lui, lamentarsi serve a poco: «Non importa se hai la migliore o la peggiore moto, prima o poi troverai un limite. A quel punto devi solo lavorare per superarlo.»

Obiettivo: continuità e fiducia nel progetto

Sulla differenza tra team indipendente e ufficiale, Miller è chiaro: «Conta solo la performance. In MotoGP tutto si misura in risultati. Se non arrivano, sei fuori in un attimo.»

Infine, difende anche i colleghi dalle critiche ingiuste:
«Guardate Pecco: miglior inizio di carriera, ma lo criticano perché arriva terzo. Assurdo. Io penso solo a fare il mio lavoro, il meglio possibile.»


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