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I fan di Yamaha nel motomondiale sono legioni, una passione che nasce da decenni di ammirazione per piloti leggendari come Roberts, Lawson, Rainey, Lorenzo e, naturalmente, Valentino Rossi, il re della MotoGP. Yamaha è anche l'ultima casa giapponese a vincere un titolo mondiale prima della «valanga Ducati» che ha dominato negli ultimi anni. Il 2021, infatti, fu l’ultimo anno in cui Yamaha conquistò il titolo mondiale, grazie a Fabio Quartararo, l'ultimo grande trionfo della marca prima che le fabbriche giapponesi perdessero terreno nei confronti dei concorrenti europei.
Il calo di competitività di Yamaha era già evidente nel corso della stagione 2021, come spiegato dallo stesso Quartararo. Dopo un inizio promettente, una seconda metà di campionato disastrosa rischiò di compromettere il titolo, che poi venne effettivamente perso nel 2022, con un distacco abissale dal futuro campione, Pecco Bagnaia. La pandemia, anche se una delle cause, non è l’unica responsabile di questo declino.
Durante il periodo di COVID, le restrizioni giapponesi impedirono a Yamaha di sviluppare il proprio prototipo con la stessa velocità delle altre case europee, dove le misure erano molto più leggere. Ma al di là della pandemia, ci furono errori strategici, come il distacco dal team satellite, passato ad Aprilia, che ha ridotto notevolmente i dati disponibili per migliorare il progetto della moto.
Il team di test Yamaha ha sofferto anche per una gestione inefficace, con pochi piloti disponibili per provare la moto. La breve collaborazione con Jonas Folger, seguita dal ritorno di Jorge Lorenzo, che non ha dato i frutti sperati, ha mostrato la difficoltà della casa giapponese a sviluppare correttamente il suo progetto. La scelta di Cal Crutchlow, pur valida, è stata ostacolata da infortuni, impedendo al team di sfruttare appieno il suo potenziale.
Il fattore tempo è stato determinante, con Yamaha che ha visto crescere il gap rispetto a Ducati, che ha potuto testare e adattare rapidamente la propria moto grazie ad una gestione più agile del lavoro. Come ha spiegato Marc Márquez, Ducati era in grado di analizzare i dati dei suoi piloti in pochissimo tempo, mentre per Yamaha questo processo richiedeva giorni, se non settimane.
Tuttavia, la fine della stagione 2023 ha mostrato segnali di miglioramento, anche se i piloti Yamaha non erano ancora competitivi ai livelli attesi. Il progresso, però, è visibile e i test recenti hanno rinvigorito la fiducia della squadra.
Il motore della rinascita sembra essere Massimo Bartolini, ex Ducati, che si è unito a Yamaha quest’anno. Con una grande esperienza tecnica, Bartolini è visto come l’uomo giusto per riportare Yamaha ai vertici. La sua conoscenza dei pneumatici Michelin e il suo approccio positivo e proattivo hanno portato una ventata di freschezza nel team. Il suo arrivo, insieme alla rinascita del team satellite, è essenziale per raccogliere dati e ottimizzare lo sviluppo della moto.
Yamaha ha anche deciso di puntare forte sul team di test, con Augusto Fernandez che ha il compito di sviluppare la moto e di correre come wild card in sei gare. Cal Crutchlow, nonostante un infortunio, rimane nel ruolo di test driver, mentre Andrea Dovizioso, pilota leggendario, entra come una figura strategica che porta esperienza e una visione nuova. Infine, Yamaha sta lavorando a un nuovo motore V4 che promette di fare la differenza nelle prossime stagioni.
In questo «all in», Yamaha sta mettendo in atto ogni risorsa possibile per riconquistare il suo posto da protagonista nella MotoGP. L’obiettivo è chiaro: tornare a lottare per il titolo e riprendersi la posizione che merita nel motociclismo mondiale, una sfida che la casa giapponese è determinata a vincere.
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