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Ancora una volta, la MotoGP è finita nell’occhio del ciclone. Il Gran Premio del Qatar ha visto Maverick Viñales protagonista di una corsa epica, solo per essere retrocesso dal 2° al 14° posto a causa... della pressione delle gomme.
Una penalità di 16 secondi per aver corso con una pressione inferiore al minimo regolamentare. Una punizione che ha trasformato una prestazione eroica in un’umiliazione. Ma è proprio questa regola ad essere nel mirino.
La regola sul minimo di 1.88 bar (ridotto a 1.80 nel 2024) è stata introdotta per motivi di sicurezza. Ma il modo in cui viene applicata è controproducente. I team spesso abbassano la pressione all’inizio per compensare il surriscaldamento durante la gara, soprattutto quando si segue da vicino un altro pilota. Se però un pilota conduce la gara troppo a lungo – come Viñales a Losail – la pressione non sale abbastanza... e scatta la penalità.
Risultato? Chi guida con coraggio viene punito. Chi resta nel traffico viene "salvato". Un paradosso che snatura la competizione.
Michelin non tiene il passo. Il fornitore francese non ha ancora trovato una soluzione per un anteriore che sopporti le moderne moto cariche di aerodinamica e downforce.
KTM penalizzata. La moto austriaca, competitiva ma sensibile al "chattering", risente più di altre di pressioni non ideali.
Dorna e GP Commission deboli. Accettare senza batter ciglio le imposizioni di Michelin è stato un atto di sudditanza tecnica e politica.
Riduzione del tempo di pista. I weekend MotoGP sono troppo compressi: poco tempo per testare, tanto per rischiare.
Nel 2025, Pirelli sostituirà Michelin come fornitore unico. Potrebbe essere l’occasione giusta per riscrivere le regole del gioco, a partire da quelle che rovinano lo spettacolo.
Un dato su tutti: nel 2023 ben 17 penalità sono state inflitte per violazioni di pressione. In alcuni casi, i piloti sono arrivati a "farsi superare volontariamente" per alzare la pressione, come accaduto ad Assen e in Thailandia. Questo non è motorsport.
C’è chi ipotizza che Viñales e Tech3 abbiano scelto consapevolmente di correre sotto il limite, pur sapendo della penalità. Un atto dimostrativo: mostrare al mondo di cosa sono capaci loro e la KTM, senza barriere regolamentari.
E se tutti i piloti corressero sotto pressione? Le penalità colpirebbero tutti, e la classifica finale... resterebbe invariata.
Il regolamento sulla pressione gomme non ha senso sportivo. È punitivo, inefficace e mina la credibilità della MotoGP. Se le istituzioni non intervengono, servirà un atto di ribellione collettiva da parte dei piloti. Magari sotto il nome simbolico di «Operazione Pressione».
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