Luca Salvadori, il racconto del papà Maurizio: «Regole non rispettate, si poteva evitare»

Maurizio Salvadori

Il 14 settembre 2024 il mondo del motociclismo ha perso uno dei suoi protagonisti più amati: Luca Salvadori, deceduto durante una gara dell’Internacional Road Racing Championship (IRRC). La sua tragica scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile non solo nella famiglia e negli amici, ma anche nella comunità di appassionati che seguivano con affetto i suoi successi sportivi e i suoi contenuti su YouTube.

La dinamica dell’incidente

Maurizio Salvadori, padre di Luca, ha deciso di raccontare pubblicamente i dettagli dell’incidente in un video pubblicato sul canale del figlio, facendo luce su gravi mancanze nell’applicazione delle norme di sicurezza:
"Le gare su strada devono essere organizzate seguendo precise regole stabilite dalla Federazione Internazionale. Durante la gara di Luca, queste regole non sono state rispettate."

Maurizio spiega che l’incidente è avvenuto quando un altro pilota, in ingresso curva a 250 km/h, ha perso il controllo, causando il fatale coinvolgimento di Luca:
"Il pilota davanti sbanda e cade, costringendo Luca a spostarsi sull’erba. La moto di Luca è finita contro delle barriere che non erano fissate come da normativa e che si sono spostate, lasciando un varco verso balle di paglia inadatte e vietate dal 2018. L’impatto, a 102 km/h, è stato fatale."

Gravi carenze di sicurezza

Secondo il racconto del padre, le protezioni non erano omologate né installate correttamente. Inoltre, le barriere erano orientate frontalmente alla pista invece che parallelamente, aumentando il rischio di impatti diretti. Maurizio sottolinea:
"Se le barriere fossero state posizionate correttamente, l’esito sarebbe stato completamente diverso. Quello che è accaduto a Luca poteva essere evitato semplicemente rispettando le regole."

Il lato umano e morale

Oltre agli errori tecnici, Maurizio Salvadori denuncia un atteggiamento inaccettabile da parte degli organizzatori:
"La telecamera di Luca ha registrato le parole dei soccorritori e le comunicazioni con la direzione gara. La priorità era ripristinare la pista per far continuare le gare, non la sicurezza delle persone. Questo è inaccettabile."

Ancor più sconcertante è stata la reazione di uno degli organizzatori durante l’interrogatorio della polizia:
"Ha definito l’accaduto ‘normale amministrazione’, aggiungendo di aver già gestito incidenti mortali in passato. Questo tipo di persone non dovrebbe avere responsabilità nell’organizzazione di eventi così rischiosi."

La battaglia legale

Maurizio Salvadori ha deciso di intraprendere un’azione legale contro gli organizzatori, un passo raro nel mondo delle competizioni su strada, ma che considera un dovere verso il figlio e gli altri piloti:
"Con tecnici e avvocati stiamo portando avanti questa causa nei tribunali tedeschi. Il mio obiettivo è fare in modo che incidenti simili non accadano mai più. Gli organizzatori dovranno avere un’attenzione diversa verso la sicurezza."

Luca, un pilota prudente con grandi sogni

Contrariamente a quanto detto da alcuni, Luca non era incosciente né spericolato:
"Aveva 32 anni, progetti importanti e non correva per mettersi a rischio. Mi diceva di stare tranquillo, che partecipava a queste gare al massimo all’80% delle sue capacità."

Un messaggio per il futuro

La storia di Luca Salvadori è un monito per tutto il mondo del motorsport. La sicurezza deve essere una priorità assoluta, e nessuna competizione può giustificare la negligenza. Come conclude Maurizio Salvadori:
"Questa battaglia non mi restituirà mio figlio, ma potrebbe salvare altre vite. Nessun genitore dovrebbe vivere ciò che stiamo vivendo noi."

La speranza è che questa tragedia spinga a un cambiamento significativo nelle regole e nella loro applicazione, per garantire che eventi così dolorosi non si ripetano più.



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